Il recruitment marketing: una corsa all’oro con regole ancora da scrivere

Una corsa all’oro, ma con regole ancora tutte da scrivere. Ecco spiegato il recruitment marketing. Lo assicurano gli analisti. Lo dicono i numeri. Lo confermano pure le tendenze.

Nel mondo ci sono quattro miliardi di persone connesse per almeno sei ore al giorno. Per lo più con lo smartphone, ma non solo; e comunque non è questo il punto. Il punto è chi sono questi quattro miliardi di individui. Un oceano di potenziali candidati da andare a intercettare, lì nella rete, dispersi tra le varie piattaforme.

Raggiungerli è ciò che stanno provando a fare in tanti. Quello che serve è una strategia per individuarli. E quel che è chiaro alle divisioni HR è che c’è solo un modo per farlo: tentare percorsi non ancora battuti, addentrarsi in quella giungla digitale così ben attraversata dai Millennials e dai migliori esponenti della Generazione Z. E poi, certo, c’è l’obiettivo della Generazione Alpha. La vera miniera d’oro; il sacro graal: le risorse di domani.

Il sottile equilibrio tra social e attraction

Ecco allora che il piano di attrazione diventa un lavoro di prospettiva. Che inizia individuando i canali giusti. E prosegue occupandoli. Che sia Tik Tok, Instagram o i tool più performanti, cambia poco: serve un progetto digitale e che sia diversificato, con contenuti specifici per ogni canale.

I social network professionali e le job board offrono incontri con candidati sempre attivi. Ma la vera sfida del recruitment marketing è raggiungere i candidati passivi, anche futuri (anzi, meglio se futuri). E farlo attraverso una politica di employer branding di lungo respiro che richiede innovativi approcci di comunicazione, declinati sulle diverse piattaforme.

Quello che serve, in breve:

  • un progetto di recruitment marketing diversificato
  • una strategia per attrarre i candidati passivi
  • una politica di posizionamento del marchio in chiave attraction
  • HR pronti a esplorare nuove traiettorie

Lo studente di oggi, ancora acerbo per il mercato del lavoro, è comunque il più sensibile al fascino evocato da un’ammiccante strategia di employer branding fatta di foto, video, meme, testimonianze e storie(s) di successo. E nonostante il flusso di informazioni a cui è sottoposto, c’è da scommettere che se ne ricorderà, un giorno, quando dovrà scegliere a chi affidare il proprio sapere. Quando dovrà scegliere per chi lavorare.

La nuova strategia Monster basata sul recruitment marketing

Nata come semplice job board, oggi Monster può definirsi a tutti gli effetti una “HR media agency”. Alle abilità di ricerca e selezione abbiamo unito le tecniche del marketing e gli strumenti della comunicazione: il risultato è un colosso del recruiting in grado di veicolare al meglio l’insieme dei valori che un’azienda offre al potenziale candidato.

Scopri ora la nuova strategia Monster basata sul recruitment marketing. Ascolta dalle parole di Fabrizio Piacentini il nostro nuovo approccio ottenuto implementando strumenti e tecnologie per soddisfare i nuovi bisogni imposti alle aziende dal mercato del lavoro.