Il futuro del learning si chiama Corporate University

C’è chi la considera l’evoluzione della formazione aziendale. Solo con un bel nome. E niente di più. E poi c’è chi, invece, guarda le Corporate University come un’autentica rivoluzione. Una trasformazione radicale appena cominciata, ma che già promette di cambiare il modo di pensare allo sviluppo del capitale umano nelle nostre organizzazioni. Risolvendo intanto molti dei problemi che hanno messo in ginocchio le divisioni HR negli ultimi anni.

Ma come è possibile che sulle Corporate University il mondo HR sia così profondamente diviso? Cosa giustifica questa distanza?

In questo articolo proveremo a capire le ragioni dell’una e dell’altra parte, per comprendere meglio se quello sulle Corporate University sia, o meno, uno degli investimenti strategici indispensabili per l’HR di domani.

Cosa sono le Corporate University

Iniziamo intanto col dire cosa sono queste Corporate University. Contrariamente a quanto verrebbe da pensare, non sono “una cosa”, bensì “un approccio”. Anzi, per dirla ancora meglio: un approccio strategico allo sviluppo delle competenze interne all’azienda.

Non parliamo insomma necessariamente di una struttura fisica, di una università in piena regola come il nome ci suggerisce, piuttosto di un modello organizzativo. Perché in effetti le Corporate University possono avere forme e dimensioni variabili da azienda ad azienda, e svolgere sempre e comunque lo stesso compito.

Ad esempio, possono essere organismi 100% interni oppure piattaforme esterne dedicate al corporate learning. L’importante è che rispondano in entrambi i casi agli stessi obiettivi: offrire programmi formativi specifici e mirati a sviluppare conoscenze particolari, meglio se difficili da reperire sul mercato del lavoro. Abilità orientate naturalmente alle esigenze aziendali e alle sfide imposte dal mercato.

Come funzionano le università aziendali

Un po’ come se fossero delle mini facoltà interne all’organizzazione, queste università aziendali si concentrano perlopiù sulla creazione di percorsi formativi personalizzati. Che possono dunque essere calibrati sulla singola risorsa o su un intero team. Come lo fanno? Attraverso l’utilizzo di processi e metodologie specifiche.
I principali strumenti delle Corporate University:
● apprendimento basato sull’esperienza
● e-learing
● adaptive learning
● simulazioni di case history tramite AI
● gamification
● design thinking
● interattività

Perché investire in una Corporate University

Sposando per un secondo la versione dei più scettici, arrivati a questo punto potremmo dunque chiederci se tutto questo valga l’investimento che le Corporate University comunque richiedono all’organizzazione.

La risposta sarebbe Sì. Infatti, a giustificare la distanza che esiste tra chi crede nelle Corporate University e chi no, sta a nostro avviso la capacità del singolo HR di proiettarsi al di là dello strumento. Di vedere cioè non soltanto ciò che è in grado di offrire direttamente (formare le persone a livelli diversi e mantenere l’azienda competitiva), ma anche ciò che è in grado di fare indirettamente. Ovvero colmare il gap di competenze tra le proprie persone e il mercato del lavoro e risolvere così, in un colpo solo, due problemi: skill gap e talent scarcity.

Ecco perché consideriamo un errore quello di considerare le Corporate University come una semplice evoluzione del concetto di corporate learning. Di mezzo, infatti, c’è molto di più.
Non solo learning: le university aumentano l’engagement
C’è, per esempio, anche un tema di empowerment delle nostre persone. C’è creare le premesse interne perche queste persone abbiano la possibilità di accedere a ruoli di maggior prestigio, e quindi di crescere internamente. C’è, in fondo, un tema centrale che è quello legato al coinvolgimento. Che sarà la principale risorsa per il futuro delle relazioni umane in azienda.
I Cinque meriti delle Corporate University:

1. empowerment dei collaboratori
2. possibilità di accedere a una maggiore conoscenza
3. sviluppo interno
4. engagement delle risorse
5. soddisfazione professionale/clima organizzativo

Non a caso le imprese più illuminate si stanno tutte dirigendo in quella direzione.

I casi Eni, Mediolanum e Poste Italiane
Tra quelle che più di altre si sono distinte negli anni meritano una menzione speciale tre gruppi diversi, ma accomunati dalla stessa esigenza: sviluppare internamente competenze che il mercato non riusciva più a “coprire”.

● Eni
● Mediolanum
● Poste Italiane
Eni.
Tra i primi a sperimentare con successo la formula delle Corporate University c’è senza dubbio Eni. L’ente nazionale idrocarburi già nel 2001 aveva colto l’esigenza di provvedere internamente alla richiesta di competenze sempre più qualificate, e lanciò la sua ECU (Eni Corporate University). L’obiettivo, oggi come allora, era assicurarsi il presidio, la diffusione e lo sviluppo della cultura di impresa.

Per questo scelsero la formula dell’università aziendale che sapesse integrare tradizione e innovazione per contribuire allo sviluppo delle competenze tecniche e manageriali e alla diffusione dei valori. Da allora, quindi, promuovono e sviluppano percorsi di alta formazione con diverse università italiane e internazionali e realizzano percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Alternanza Scuola-Lavoro), oltre a iniziative di knowledge management.
Mediolanum.
Con al Mediolanum Corporate University, invece, banca Mediolanum ha voluto mettere la persona al centro del processo educativo e formativo, motivandola all’azione in un’ottica di continuo miglioramento professionale e personale.

A differenza di Eni, in questo caso il corpo docente è formato all’interno di Banca Mediolanum, così da diffondere i valori del gruppo nella maniera più adeguata ed efficace. Sono persone che hanno vissuto e contribuito in prima persona a fare la storia di Banca Mediolanum. A completare il corpo docente ci sono inoltre testimonial, consulenti, professionisti qualificati e scelti all’interno del panorama formativo nazionale e internazionale.
Poste Italiane.
Con la sua Corporate University, Poste Italiane risponde infine al bisogno di diversificazione delle competenze che un gruppo del genere impone.

Per questo le soluzioni formative in questo caso sono da considerarsi “su misura”. La sfida quotidiana di un simile processo, fanno sapere da Poste, è infatti gestire la complessità che deriva dalla domanda di rinnovamento di competenze manageriali, tecnico-specialistiche, operative e di compliance; dallo sviluppo di ruoli e profili (manager, specialisti, operativi, high potential) e dall’impegno a progettare format/canali (aula, online, training operativo) adatti alle differenti esigenze del business e delle persone.
L’ultima frontiera del learning conquista tutti
Direte: certo, facile quando parliamo di gruppi multimilionari che non hanno problemi a destinare qualche decina di migliaia di euro a un approccio formativo articolato come quello delle Corporate University. E invece non è esattamente così.

Perché tra le organizzazioni che stanno sperimentando con successo le Corporate University ci sono anche casi più modesti, che dimostrano proprio come la spinta non arrivi dai soldi, ma da una certa idea di cultura del capitale umano.

Ne è un esempio il gruppo Tesya, che con la controllata CGT porta avanti da tempo una vera e propria scuola di formazione in grado di erogare migliaia di ore di lezione all’anno e di coprire internamente esigenze di know how che altrimenti avrebbe dovuto reperire dall’esterno.
Con le Corporate University la formazione genera valore
Come ogni iniziativa che varca i confini della divisione HR e abbraccia diversi altri ambiti, anche questa delle Corporate University richiede però una condivisione ai più alti livelli aziendali.

Non foss’altro per il fatto che fa parte a pieno titolo di quelle iniziative che generano un enorme valore percepito per l’organizzazione. Contribuendo così al suo Employer Branding. Tema dolente, questo, per quelle imprese chiamate a costruirlo praticamente da zero.

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