Dai Veterani alla Generazione Z – Come gestire diverse generazioni

Se la diversità è un valore che arricchisce i tanti campi della vita, come la specie, la cultura, la scienza, la natura, anche la coesistenza di diverse generazioni di lavoratori all’interno di una stessa organizzazione può portare un plus non indifferente. Recentemente la società australiana UXC ha prodotto un’infografica, in cui ha messo a confronto tre generazioni di lavoratori. In realtà, le aziende si trovano oggi a dover gestire un ecosistema ancora più complesso di quello delineato dalla società australiana, a causa dell’allungarsi dei tempi pensionistici e dell’ingresso nel mondo del lavoro di una nuova generazione, per cui è possibile individuare ben cinque gruppi:

I tradizionalisti o veteraniossia i lavoratori over 60, contraddistinti da un alto senso del dovere, vivono dei valori che hanno imparato negli anni del dopoguerra e sono rimasti fedeli a solo uno o due datori di lavoro in tutta la loro carriera, nutrendo un forte rispetto per l'autorità e le regole. Sul lavoro prediligono la comunicazione formale scritta o face-to-face.

Baby Boomers – nati tra la metà degli anni ‘40 a ‘60, sono caratterizzati da una forte etica del lavoro. Credono nella crescita personale, nel duro lavoro e nell'uguaglianza dei diritti. I Boomers rappresentano il cuore dell’alto management attuale. Sul lavoro comunicano in modo meno formale dei veterani e prediligano come forma di comunicazione le riunioni, il confronto face-to-face e telefonico, pur sapendo utilizzare le email.

Generazione X – coloro che hanno tra i 35 e 50 anni, sono sicuri di sé ed indipendenti. Molto competitivi ed orientati alla carriera, scelgono il lavoro in base alla possibilità di miglioramenti di ruolo ed inquadramento. Prendono decisioni solo dopo lunghi confronti in riunioni e la comunicazione avviene attraverso email o strumenti tecnologici.

Millenials – nati tra il 1980 e il 1995, sono i nativi digitali, cresciuti durante il boom tecnologico, vivono senza l’idea del posto fisso, in una condizione di precarietà. Sono multitasking, ottimisti, sensibili, soprattutto dal punto di vista sociale, non sopportano le gerarchie e ricercano un buon equilibrio tra lavoro e vita. Comunicano in modo rapido attraverso chat, sms, ma anche email e riunioni, e si aspettano risposte altrettanto rapide.

Generazione Z – hanno 20 anni o ancora meno, e, ancora di più dei loro fratelli Millenials, sono immersi nel mondo tecnologico e si annoiano facilmente se l’ambiente circostante non è stimolante e “responsive”. Per comunicare utilizzano mobile devices e chat, utilizzando un linguaggio simbolico o abbreviato, essendo poco propensi alla lettura.

Diverse generazioni dunque, che possono portare a veri e propri scontri tra pensieri, modelli organizzativi e anche valori, ma anche all’innovazione e al successo, se si trova il modo di amalgamare e valorizzare i vari approcci. Avere infatti nello stesso team di lavoro più generazioni che convivono può rappresentare un grande vantaggio per l’azienda. Basti pensare alla possibilità di poter differenziare l’approccio al cliente o di poter modellare il prodotto o servizio sulla base di diversi target di riferimento.

L’HR deve quindi attivarsi innanzitutto nella fase di attraction, utilizzando sia i canali di recruiting tradizionali, per individuare lavoratori con esperienza, sia i nuovi canali come social e app, per cercare profili junior. Successivamente deve coinvolgere i manager dei team, affinché questi ultimi siano pronti e formati a gestire gruppi di lavoro con linguaggi, forme di comunicazione, abitudini e modi di ragionare diversi, con l’obiettivo che il gap generazionale esistente non diventi un ostacolo alla collaborazione, bensì un punto di partenza per creare valore aggiunto. Per facilitare l’integrazione tra le diverse generazioni si possono proporre piccole o grandi iniziative, come ad esempio fornire in ufficio bevande energetiche accanto a caffe e the tradizionali, oppure organizzare eventi di team building (dove non siano previste gare di go-kart o sport estremi, che potrebbero mettere in difficoltà i lavoratori senior), o ancora creare delle chat interne o forum di condivisione di contenuti e di confronto.  

Abitiamo in un mondo in cui i sessantenni hanno l’energia di un ragazzo, i settantenni frequentano le università, i trentenni cambiano repentinamente lavoro e i teenager, usando internet, riescono a guadagnare in poche settimane. Anche le organizzazioni devono quindi porre attenzione alle peculiarità del proprio personale e trasformare le diverse competenze generazionali in vantaggio competitivo.

Giada Baglietto
HR Consultant
www.fiorentemente.it

FONTI

www.uxcps.com.au
www.27esimaora.corriere.it
www.fdu.edu