Donne e Carriera: quali sfide e quali opportunità?

di Anna Monesini, Gini Dupasquier – Effectivance

Le donne in Italia sono istruite almeno quanto gli uomini e maturano competenze analoghe ma sono ancora sotto-rappresentate nel mondo del lavoro. Nonostante un aumento nel livello e nella qualità dell’istruzione (più del 50% dei laureati nel nostro paese è donna, con votazioni mediamente più alte dei colleghi uomini), la fotografia del mondo del lavoro mostra ancora oggi un tasso di occupazione femminile in Italia fermo al 46,2%, rispetto ad una media europea del 58,6%. Addirittura una donna su quattro abbandona il lavoro dopo la nascita dei figli (Manageritalia, 2009) e, ancora oggi, solo il 9% delle posizioni di top management è occupato da donne (SDA Bocconi).

Queste evidenze suggeriscono che le aziende italiane stanno perdendo la grande opportunità di sfruttare numerose risorse e competenze attualmente ancora poco valorizzate.

Il dibattito scaturito in seguito alla crisi economica ha messo in evidenza che l’assenza delle donne dal mondo del lavoro e la loro scarsa valorizzazione non è un problema di diritti, ma una perdita di valore per il sistema economico nel suo complesso. Da un recente rapporto della Commissione Europea emerge che una maggior presenza di donne nelle posizioni chiave del potere potrebbe essere auspicabile per una stabilizzazione dell’economia. L’istituto di ricerca Catalyst quantifica nel +40% la differenza di performance tra imprese maschili e imprese multi-genere (presenza di almeno 3 donne nel management).

Ma quale è il punto di vista delle donne? Qual è la loro attitudine verso il lavoro e quali le maggiori difficoltà riscontrate nel proprio percorso di carriera? Effectivance, società di consulenza specializzata in gender balance, ha condotto una ricerca con l’obiettivo di approfondire il rapporto che le donne hanno con la propria dimensione lavorativa e con la carriera nelle diverse fasi della loro vita.

L’indagine ha coinvolto 205 donne sopra i 30 anni, equamente distribuite tra donne con figli e senza, dipendenti di azienda con qualifica di quadro o superiore. L’indagine è stata realizzata tramite un questionario on line nel periodo 14 settembre – 4 ottobre 2010.

Le intervistate hanno espresso livelli di soddisfazione e di commitment verso il lavoro decisamente elevati: più dell’80% si dichiara “abbastanza” o “molto” soddisfatta del proprio lavoro e più dell’80% dichiara che il lavoro ha importanza uguale o superiore a 7 (in una scala da 1 a 10) nella propria vita. Tale risultato non varia tra le donne con figli e quelle senza figli.

La maggioranza delle intervistate sostiene che per una donna fare carriera sia più difficile che per un uomo. Il principale ostacolo è la maternità, come confermato da più del 90% delle intervistate. Lo dichiarano le mamme, che esprimono un loro vissuto, ma anche le donne senza figli che esprimono chiaramente una preoccupazione a priori.
Un altro importante fattore che impatta negativamente la crescita professionale delle donne è “l’aspetto culturale”, citato nel 60% delle risposte. Le difficoltà di tipo culturale sono raggruppabili in 3 aree: lo stereotipo tradizionale, che si manifesta in un atteggiamento di bassa legittimazione dei colleghi uomini verso le colleghe: “… In riunione io ero sempre “signorina” ed il mio praticante era “avvocato”; “… Se sei una donna sei più adatta a fare la moglie e la madre piuttosto che la manager..”; lo stile di leadership, che impone alle donne di aderire a stili maschili per emergere: “Se una donna è determinata e molto diretta viene subito tacciata di aggressività, il medesimo comportamento attuato da un uomo lo rende agli occhi dell’azienda un manager preparato…; la competizione in famiglia che si traduce in una contrattazione con il proprio partner per ottenere sostegno alle logiche di carriera.

Facendo uno zoom sulle donne con figli, l’indagine ha affrontato il tema del rientro al lavoro dopo la maternità. Le mamme hanno un atteggiamento positivo verso la propria realizzazione professionale, pur lamentando difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, e scarso supporto da parte aziende. La metà delle mamme intervistate afferma che la propria attitudine verso il lavoro non è cambiata in seguito alla maternità, mentre più dell’80% delle intervistate concorda che le aziende cambiano la propria attitudine verso una donna dopo che ha avuto figli. Circa il 60% delle intervistate afferma che la propria azienda non ha una cultura manageriale incline alla conciliazione.

Ma quali sono le soluzioni auspicate per conciliare il proprio ruolo di mamma e quello di donna in carriera? I risultati mostrano come soluzioni apparentemente più note o più diffuse come part-time e nidi aziendali, siano in realtà parzialmente risolutive.

La proposta favorita dalle mamme intervistate risulta essere la flessibilità, intesa come orari di lavoro flessibili e telelavoro. Tale soluzione è poco onerosa per le aziende ma richiede uno sforzo organizzativo volto a gestire le presenze in modo trasparente.
Ma non solo. Le aziende che, anche nel nostro paese, sono riuscite ad introdurre con successo strumenti di flessibilità sono quelle che, insieme alle prassi organizzative, hanno realizzato una svolta nella propria cultura aziendale.

Flessibilità dunque come modalità lavorativa auspicata da quelle donne che hanno l’ambizione di conciliare veramente la propria dimensione professionale con quella familiare. Ma flessibilità anche come nuova cultura organizzativa e manageriale, di collaborazione dell’azienda verso il dipendente e del dipendente verso l’azienda. Dove anche gli uomini perseguono la realizzazione personale su più dimensioni, non solo quella lavorativa ma forse anche quella ludica e affettiva, all’insegna di un miglioramento della qualità della vita di e per tutti.

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