Partnership manager: l’evoluzione del ruolo nel mercato italiano

Il partnership manager nel contesto attuale, in cui le dinamiche aziendali e le tendenze globali sono in costante evoluzione, sta assumendo una crescente rilevanza rispondendo alle sfide di un mercato sempre più competitivo e globalizzato. In particolare, le imprese italiane, tradizionalmente caratterizzate da un forte spirito imprenditoriale e una solida tradizione artigianale, stanno adattando i loro modelli di business, investendo in relazioni strategiche e alleanze per rimanere competitive. 

Questo cambiamento ha avuto un impatto diretto sulla figura del partnership manager, che ha visto il proprio ruolo evolversi da semplice gestore delle relazioni commerciali a un vero e proprio driver di innovazione e crescita aziendale. 

Il partnership manager, una volta incaricato solo di gestire accordi commerciali, contratti e relazioni con fornitori o distributori, è oggi un alleato strategico che sviluppa nuove opportunità di business e contribuisce alla creazione di soluzioni integrate che favoriscano il successo complessivo dell’impresa. Questo cambiamento si fa sentire particolarmente nelle piccole e medie imprese italiane (PMI), che rappresentano il cuore pulsante dell’economia del Paese, ma che si trovano a fronteggiare nuove sfide legate alla digitalizzazione e alla necessità di innovare per competere su scala globale. 

Le PMI, spesso a conduzione familiare, con un forte legame con il territorio e una tradizione di qualità artigianale, si trovano oggi a dover collaborare con aziende internazionali e a sfruttare tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza e attrarre talenti. Il partnership manager gioca quindi un ruolo strategico nel favorire alleanze che consentano alle PMI di accedere a competenze, soluzioni digitali e opportunità di espansione. In particolare, il ruolo del partnership manager si sta evolvendo nel contesto delle risorse umane, dove la gestione del recruiting sta diventando sempre più integrata con altre funzioni aziendali. 

Le aziende italiane, infatti, stanno iniziando a comprendere che il recruiting non può più essere considerato un processo separato, ma deve essere parte integrante della strategia aziendale complessiva. Il partnership manager, in questo scenario, diventa un elemento fondamentale nel collegare il processo di selezione con altre aree strategiche come la tecnologia e lo sviluppo del business. Non si tratta più di cercare talenti solo attraverso canali tradizionali, ma di creare alleanze con università, agenzie di recruitment specializzate e startup tecnologiche, espandendo così le fonti di talenti. Inoltre, il partnership manager ha il compito di ottimizzare questi processi, garantendo che le alleanze siano funzionali alle esigenze aziendali e che le soluzioni adottate siano in grado di attrarre e fidelizzare i migliori professionisti.

Un esempio concreto di questa evoluzione è rappresentato dalla collaborazione con istituti educativi e piattaforme digitali, che consentono alle aziende di accedere a giovani professionisti con competenze aggiornate. In questo modo, il partnership manager aiuta a creare una pipeline di talenti qualificati, utilizzando soluzioni digitali per ottimizzare il processo di selezione, garantendo una valutazione rapida e precisa dei candidati. Pertanto, l’evoluzione del ruolo del partnership manager non riguarda solo la gestione di alleanze commerciali, ma si estende anche a nuove aree strategiche, rendendolo una figura fondamentale per l’innovazione e la competitività delle aziende italiane nel panorama globale.

Le partnership strategiche nel recruiting

Le partnership strategiche oggi hanno assunto un ruolo determinante nella costruzione di una rete di talenti qualificati e nell’ottimizzazione dei processi di recruiting. Queste alleanze non si limitano più a semplificare il flusso di lavoro, ma rappresentano veri e propri motori di innovazione e crescita, capaci di amplificare l’efficacia delle strategie di selezione. Per i recruiter, la capacità di un partnership manager di identificare, negoziare e sviluppare alleanze mirate è fondamentale per garantire l’accesso a una pipeline costante di candidati altamente qualificati, oltre a favorire l’adozione di tecnologie avanzate che possano accelerare e affinare il processo di recruiting.

Le aziende italiane, e in particolare quelle che operano in settori altamente competitivi come la tecnologia, sono consapevoli della crescente necessità di integrare il recruiting con strategie di alleanze più sofisticate. Le collaborazioni con università, scuole di specializzazione e altre istituzioni educative stanno diventando sempre più comuni, poiché rispondono alla domanda di talenti altamente qualificati e in grado di adattarsi velocemente ai rapidi cambiamenti tecnologici. Un esempio concreto di partnership strategica potrebbe essere la collaborazione tra una startup tecnologica e un’università per la creazione di corsi di formazione su tematiche emergenti, come l’intelligenza artificiale, la blockchain o la cybersecurity. Questi corsi non solo preparano i giovani professionisti, ma creano anche una pipeline di talenti immediatamente pronti per essere assunti. Qui, il ruolo del partnership manager si fa decisivo: è lui che facilita l’accordo tra le parti, negoziando gli aspetti formativi, assicurandosi che i contenuti siano in linea con le esigenze aziendali, e definendo i processi per l’integrazione dei talenti nel team aziendale.

Un altro ambito in cui le alleanze strategiche stanno guadagnando importanza è l’utilizzo di piattaforme digitali per la selezione del personale. Molte aziende stanno investendo in tecnologie che ottimizzano il reclutamento, come software di gestione delle candidature, piattaforme di assessment automatizzato, e soluzioni di intelligenza artificiale per il matching tra candidati e posizioni. In questo contesto, il partnership manager svolge un ruolo cruciale nell’identificare e selezionare i fornitori di queste soluzioni digitali, negoziando contratti vantaggiosi e monitorando l’implementazione per garantire che gli strumenti adottati migliorino l’efficienza del processo di selezione.

Le partnership strategiche possono anche favorire un recruiting diversificato, dando accesso a nicchie di talenti che altrimenti sarebbero difficili da raggiungere. Le alleanze con associazioni professionali, piattaforme di diversità e inclusione, o organizzazioni che promuovono l’inserimento lavorativo di categorie specifiche, come donne o persone con disabilità, rappresentano un’importante risorsa per aziende che vogliono sviluppare una cultura inclusiva. In questo caso, il partnership manager ha il compito di individuare queste opportunità, gestire le relazioni con i partner e assicurarsi che le pratiche di recruiting siano allineate agli obiettivi di diversità dell’azienda.

Un altro vantaggio significativo delle alleanze strategiche è la possibilità di creare percorsi di carriera diversificati per i candidati, attraverso programmi di mentorship, stage, o opportunità di sviluppo professionale in collaborazione con altre organizzazioni. Per esempio, una grande azienda può creare un programma di mentorship in partnership con un’università, dove i giovani laureati hanno l’opportunità di apprendere da professionisti del settore, aumentando le loro possibilità di assunzione diretta. Questo tipo di iniziative non solo arricchisce l’esperienza professionale dei talenti, ma aiuta anche l’azienda a stabilire una relazione duratura con i migliori professionisti, creando così un ecosistema che favorisce il recruiting a lungo termine.

In sintesi, le partnership strategiche nel recruiting sono una risorsa indispensabile per le aziende che vogliono rimanere competitive in un mercato del lavoro sempre più complesso e globale. Un partnership manager competente, con una visione strategica e una solida capacità di negoziazione, è in grado di facilitare l’accesso a talenti altamente qualificati e di implementare soluzioni innovative che ottimizzano il processo di selezione, garantendo un vantaggio competitivo sostanziale. Il ruolo di questa figura diventa cruciale nell’adattare le strategie di recruiting alle esigenze in continua evoluzione del mercato del lavoro, trasformando le alleanze in un pilastro fondamentale per il successo aziendale.

Digitalizzazione e tecnologia: il nuovo focus del partnership manager

La digitalizzazione ha rivoluzionato il mondo del recruiting, portando soluzioni tecnologiche che vanno ben oltre la semplice automatizzazione delle attività. In un panorama competitivo, la tecnologia gioca un ruolo cruciale nel trasformare i processi di selezione, gestione e formazione dei talenti, con l’obiettivo di ottimizzare i tempi, ridurre i costi e, soprattutto, migliorare la qualità dei candidati assunti. L’intelligenza artificiale (AI), il machine learning e l’analisi avanzata dei big data sono solo alcune delle innovazioni che stanno ridefinendo il modo in cui i recruiter operano quotidianamente. Di fronte a questa trasformazione, il ruolo del partnership manager assume un’importanza centrale: non solo per identificare le soluzioni tecnologiche più adatte, ma anche per integrarle in modo strategico nei processi di recruiting, garantendo un miglioramento continuo delle performance aziendali.

  • Intelligenza artificiale e Machine Learning
    L’intelligenza artificiale e il machine learning sono al centro della digitalizzazione del recruiting. Grazie a algoritmi avanzati, queste tecnologie permettono ai recruiter di analizzare enormi volumi di dati in tempi ridotti, automatizzando la selezione dei candidati in base a competenze, esperienze e attitudini, riducendo così il rischio di bias umani. Il partnership manager, in questo contesto, è chiamato a selezionare le soluzioni di AI più appropriate, tenendo conto delle specifiche necessità aziendali. Deve essere in grado di valutare se un software di AI è in grado di supportare un reclutamento equo, efficace e in linea con le politiche di diversità e inclusione dell’azienda. La sua competenza nell’integrare questi strumenti nel flusso di lavoro quotidiano è fondamentale per garantire che la tecnologia supporti e non sostituisca la componente umana del recruiting.

  • Big Data
    L’analisi dei big data è un altro aspetto che sta cambiando radicalmente il recruiting. Le aziende stanno cominciando a sfruttare enormi quantità di dati provenienti da diverse fonti: CV, colloqui, social media, performance precedenti e altro ancora. Questi dati vengono raccolti e analizzati per ottenere informazioni dettagliate sui candidati, migliorare le previsioni sulle performance future e personalizzare le offerte di lavoro in base alle competenze specifiche. L’utilizzo dei big data consente ai recruiter di prendere decisioni basate su evidenze concrete, piuttosto che su impressioni soggettive.
    In questo scenario, il partnership manager gioca un ruolo chiave nell’individuare le piattaforme che permettono di raccogliere, analizzare e visualizzare i dati in modo strategico. Inoltre, deve garantire che la gestione dei dati rispetti le normative legali, come il GDPR, per proteggere la privacy dei candidati e mantenere la trasparenza nel processo di selezione. Collaborando con il team HR e i provider tecnologici, il partnership manager assicura che i big data siano utilizzati per migliorare il processo di selezione e ottenere una visione a 360 gradi dei candidati.

  • Video-colloqui asincroni
    Una delle innovazioni più significative introdotte dalla digitalizzazione è il video-colloquio asincrono. Questo strumento consente ai candidati di rispondere a domande predefinite in un momento che sia comodo per loro, senza la necessità di un incontro in tempo reale. Per le aziende, ciò significa ridurre significativamente i tempi di selezione, mentre per i candidati si traduce in una maggiore flessibilità.
    Il partnership manager ha il compito di scegliere le piattaforme più avanzate per i video-colloqui asincroni e di integrare questa tecnologia nel flusso di lavoro del recruiting. Non basta semplicemente adottare uno strumento tecnologico: è fondamentale che il partnership manager si assicuri che la piattaforma scelta si integri perfettamente con i sistemi aziendali già esistenti, come il software di gestione delle risorse umane (HRM), e che soddisfi le esigenze di sicurezza e privacy.

Sfide del partnership manager nel contesto italiano

Sfide importanti si presentano per il ruolo del partnership manager nel recruiting italiano, che, sebbene offra numerose opportunità, comporta difficoltà specifiche legate al contesto delle PMI (Piccole e Medie Imprese) italiane, che rappresentano una parte significativa del panorama imprenditoriale del paese.
Le principali difficoltà incontrate dai partnership manager riguardano: 

  • La resistenza al cambiamento
  • La gestione di alleanze con attori esterni che operano in contesti culturali e geografici diversi
  • L’introduzione di nuove tecnologie

La resistenza al cambiamento nelle PMI è un ostacolo significativo per i partnership manager è la resistenza al cambiamento, un fenomeno comune in molte PMI italiane. Queste aziende, a causa della loro struttura più tradizionale, potrebbero non essere abituate a implementare velocemente nuove tecnologie o processi, soprattutto quando si tratta di ottimizzare il processo di recruiting. Le soluzioni digitali, pur offrendo grandi vantaggi in termini di efficienza e precisione, spesso sono viste come un rischio o un cambiamento che potrebbe compromettere la stabilità. In molti casi, i decision maker potrebbero preferire processi collaudati e familiari, rendendo difficile l’introduzione di strumenti avanzati come piattaforme di recruiting basate su intelligenza artificiale o l’adozione di strumenti di collaborazione online.

Per il partnership manager, questo implica la necessità di agire come un “facilitatore del cambiamento”. È necessario non solo presentare le soluzioni tecnologiche, ma anche educare e sensibilizzare i team aziendali riguardo ai benefici che queste tecnologie possono portare, utilizzando casi di studio e dati concreti per superare le resistenze interne. Un partnership manager efficace deve essere in grado di costruire una visione condivisa dell’importanza della digitalizzazione nel recruiting, guadagnando così la fiducia delle varie funzioni aziendali e dei leader, creando un clima di apertura e accettazione verso l’innovazione.

Un’altra sfida per i partnership manager in Italia è la gestione delle alleanze con partner esterni, in particolare quando si tratta di relazioni internazionali. Le aziende italiane, spesso focalizzate sul mercato domestico, devono superare barriere culturali, normative e logistiche per stabilire alleanze con partner globali. La negoziazione di contratti o la costruzione di collaborazioni con aziende estere richiede una profonda conoscenza delle normative locali, delle dinamiche culturali e delle pratiche di business specifiche di ogni paese. In molti casi, il partner manager deve destreggiarsi tra diverse lingue, regolamenti e approcci operativi.

Queste sfide richiedono competenze specifiche in ambito interculturale, legale e comunicativo. Un partnership manager deve possedere una visione globale e una capacità di comunicazione e negoziazione che vada oltre le semplici dinamiche aziendali, ponendo particolare attenzione alle differenze nei modelli di business e nei processi di recruiting, che variano significativamente da un paese all’altro. Inoltre, la creazione di una rete di alleanze internazionali nel settore del recruiting implica anche la gestione di logistica complessa, come la coordinazione di tempistiche, la gestione delle aspettative e la valutazione della qualità dei servizi offerti dai partner esteri.

Infine l’introduzione di nuove tecnologie, pur essendo fondamentale per ottimizzare i processi di recruiting, trova spesso resistenza in molte aziende italiane, soprattutto nelle PMI, che sono abituate a metodi tradizionali e consolidati. Questo è particolarmente vero per le imprese che operano in settori più tradizionali, dove l’adozione di tecnologie innovative è vista come una possibile fonte di discontinuità. La resistenza al cambiamento è una delle sfide principali che i partnership manager devono affrontare nel loro ruolo, poiché devono non solo proporre soluzioni moderne, ma anche gestire il processo di cambiamento all’interno di un’organizzazione che potrebbe essere abituata a operare in modo più manuale e senza l’ausilio di strumenti tecnologici avanzati.

Le PMI italiane, sebbene rappresentino una parte fondamentale dell’economia del paese, sono spesso più lente nell’adottare soluzioni tecnologiche a causa di fattori come la scarsa familiarità con le nuove tecnologie, la limitata disponibilità di risorse per investimenti in innovazione e la paura che l’adozione di strumenti digitali possa complicare ulteriormente i processi aziendali. Questo porta a una sorta di “conservatorismo tecnologico”, dove l’innovazione viene vista come un rischio per la continuità operativa piuttosto che come una risorsa per migliorarla.

Per il partnership manager, questa resistenza diventa un ostacolo significativo. Infatti, uno degli aspetti centrali del suo ruolo è la capacità di introdurre e integrare tecnologie che rendano i processi di recruiting più efficienti e rapidi, senza compromettere la qualità delle selezioni. L’introduzione di soluzioni come l’intelligenza artificiale per la valutazione dei candidati, le piattaforme per il recruiting online o i sistemi di video-colloqui asincroni richiede una buona dose di sensibilità verso le preoccupazioni aziendali, unita alla capacità di guidare il cambiamento in modo che l’adozione tecnologica venga percepita come un miglioramento e non come una minaccia.

Il partnership manager deve dunque affrontare un duplice compito: da un lato, deve scegliere le tecnologie più adatte alle esigenze aziendali, dall’altro deve lavorare per far comprendere i benefici dell’innovazione a tutte le funzioni aziendali coinvolte nel processo di recruiting. Ciò implica che il partnership manager diventi non solo un facilitatore delle relazioni esterne, ma anche un vero e proprio “change manager”, capace di comunicare l’importanza dell’evoluzione digitale e di costruire alleanze con esperti esterni che possano supportare l’azienda nel processo di transizione.

Superare la resistenza al cambiamento richiede pazienza, formazione continua e un approccio graduale che mostri concretamente i vantaggi delle nuove soluzioni tecnologiche. Inoltre, il partnership manager deve avere una visione chiara e un piano strategico che mostri come l’adozione delle nuove tecnologie possa portare a un miglioramento della produttività, a un processo di selezione più preciso e a una migliore esperienza per i candidati, con l’obiettivo finale di attrarre e trattenere i talenti più qualificati.

Il futuro del partnership manager nel recruiting

Il futuro del ruolo del partnership manager nel recruiting italiano è intrecciato con la capacità delle aziende di innovare per affrontare le sfide poste da un contesto globale sempre più complesso e dinamico. Negli ultimi dieci anni, il ruolo del partnership manager ha visto un cambiamento straordinario, con l’incidenza degli annunci legati a questo profilo che è quintuplicata. Questo incremento è il riflesso di un mercato sempre più interconnesso, in cui le aziende si trovano a dover coltivare alleanze strategiche per rimanere competitive. 

Le aziende italiane, in particolare, riconoscono sempre di più la necessità di collaborazioni strategiche per attrarre talenti qualificati e anticipare i cambiamenti del mercato. Il partnership manager diventa l’architetto di queste alleanze, integrando competenze strategiche con una visione chiara delle priorità aziendali e delle dinamiche globali. Non si tratta solo di gestire collaborazioni, ma di costruire ecosistemi in grado di generare innovazione e valore a lungo termine.

Nel prossimo futuro, questa figura sarà chiamata a sviluppare un approccio sempre più proattivo, basato sulla capacità di identificare e implementare soluzioni strategiche che rispondano alle necessità del mercato del lavoro. Sarà essenziale unire una conoscenza approfondita delle dinamiche di mercato con la capacità di negoziare e implementare partnership mirate a soddisfare esigenze specifiche e non solo. Nel contesto attuale, le competenze richieste per i partnership manager sono sempre più eterogenee e sofisticate, a testimonianza della natura “ibrida” del ruolo. Lightcast ci offre una visione di quelle che sono le competenze più ricercate all’interno di questo ruolo che secondo i dati spaziano dal marketing, alle vendite, fino alla programmazione tecnica, con una crescente attenzione alla gestione delle relazioni con i clienti e allo sviluppo del business. Le aziende cercano professionisti in grado di unire capacità di social media management, project management, e customer relationship marketing, competenze che vanno ben oltre la gestione di semplici contratti commerciali.

Il partnership manager sarà anche il fulcro della trasformazione dei processi aziendali, integrando nuove strategie di recruiting con un approccio orientato alla sostenibilità e alla diversità. L’obiettivo è costruire alleanze che non solo rispondano alle necessità attuali, ma che siano anche in grado di anticipare le tendenze future, come l’emergere di nuove professioni, la digitalizzazione delle competenze e l’adozione di modelli di lavoro flessibili.

Per svolgere con successo questo ruolo, il partnership manager dovrà affinare competenze trasversali: capacità analitiche per interpretare i dati di mercato, competenze comunicative per costruire relazioni solide, e una visione strategica per posizionare l’azienda in un panorama competitivo in costante evoluzione. Inoltre, la capacità di rispondere tempestivamente alle mutevoli esigenze del mercato sarà una caratteristica distintiva, rendendo questa figura il punto di connessione tra l’innovazione strategica e le esigenze operative.

Le aziende che investiranno in partnership manager con queste caratteristiche saranno in grado di affrontare le sfide globali con maggiore efficacia, attrarre i migliori talenti e costruire relazioni che sostengono la loro crescita nel lungo termine. Il partnership manager del futuro non sarà semplicemente un facilitatore, ma un protagonista dell’innovazione e del cambiamento, un leader in grado di guidare le organizzazioni verso un futuro più competitivo, agile e inclusivo.

Inoltre, la crescente rilevanza della tecnologia nell’evoluzione del ruolo si riflette nelle competenze richieste in ambito intelligenza artificiale. Secondo i dati forniti da Lightcast, attualmente circa 6 annunci su 1.000 per il ruolo di partnership manager richiedono specifiche competenze in AI, mentre 1 su 1.000 menziona la generative AI.
Tra le skills più richieste, emergono: 

  • L’Artificial Intelligence (52.55%)
  • Il Machine Learning 26.62%)
  • Il Natural Language Processing 9.95%)
  • La Generative AI (10.88%)

La combinazione di competenze in marketing, tecnologie emergenti e gestione delle relazioni consente ai partnership manager di essere protagonisti nella costruzione di alleanze strategiche che ottimizzano il recruiting, creando percorsi di carriera innovativi e sostenibili, capaci di rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro in costante evoluzione.

In Monster crediamo che le partnership strategiche siano fondamentali per guidare innovazione e crescita nel recruiting. Grazie alla nostra soluzione Pay For Performance, aiutiamo le aziende a massimizzare il valore delle loro alleanze, connettersi ai migliori talenti e ottimizzare i processi di selezione attraverso tecnologie avanzate e approcci mirati.

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