Aziende diversificate e inclusive? È l’ora del recruiting creativo

Aziende diversificate e inclusive? È l’ora del recruiting creativo

In tempi di talent scarcity, parlare di recruiting creativo potrebbe apparire piuttosto scontato. Eppure stavolta la creatività richiesta ai professionisti HR è molto più peculiare di quanto non si creda.

Stavolta, infatti, per recruiting creativo si intende l’abilità che nei prossimi anni le organizzazioni dovranno sviluppare per riuscire a intercettare non soltanto i talenti migliori, ma anche i più diversificati. Dovranno farlo perché un’impresa aperta a una pluralità di valori, sensibilità, stili e culture, è un’impresa che reagisce meglio agli stimoli e alle sollecitazioni del mercato.

Una sfida nella sfida, insomma, dal cui esito dipenderanno la competitività e perciò anche la sopravvivenza delle stesse organizzazioni.

Diversificare: primo obiettivo di un recruiting creativo

I toni insolitamente accorati sulla necessità di un recruiting creativo, con cui abbiamo scelto di aprire questo articolo, non hanno però uno scopo allarmistico. Al contrario, si tratta di un invito. Di una presa di coscienza sulla trasformazione che necessitano i modelli organizzativi. E che impatta, di riflesso, sulla ricerca e selezione del personale.

Ma sono solo alcune delle riflessioni contenute in “Muoversi in un contesto che cambia”, la guida al recruiting di Monster che ha coinvolto 2.600 responsabili HR da tutto il mondo. Dall’indagine, a cui hanno partecipato anche migliaia di lavoratori di età compresa tra i 18 e i 67 anni, emerge in maniera evidente l’esigenza per le organizzazioni di aprirsi a politiche di diversità, equità e inclusione. E di farlo al più presto.

Dalle pagine della guida affiorano però altrettanto evidentemente anche le difficoltà delle divisioni HR nel guidare questo cambiamento. O, per meglio dire, nel riconoscerne l’urgenza. Un problema che si manifesta in una complessità sempre più evidente nell’assumere i giusti talenti e nel trattenere a bordo le risorse migliori.

Diversità e inclusione, per l’HR una sfida nella sfida

Non ci sono però solo diversità e inclusione a offrire interessanti spunti di riflessione alle organizzazioni. Sono infatti almeno tre i fronti su cui HR e aziende dovranno intervenire per affrontare le sfide della cosiddetta “new way of working era”.

Vediamoli insieme:

  • la battaglia per i talenti si fa più aspra e cresce il divario di competenze
  • la capacità di attrarre e coinvolgere i talenti in un presente nuovo e flessibile
  • la creatività nella ricerca di talenti per aziende diversificate e inclusive

DE&I: fattore etico e leva strategica di business

Tra gli altri meriti del white paper, c’è anche la capacità di mostrarci diversità e inclusione da una duplice angolazione. Abituati a considerare diversity e inclusion fattori che agiscono soprattutto in ottica di attraction, abbiamo finito per sottostimarne il valore generato in chiave retention.

Una leggerezza che può costare cara alle organizzazioni. Letteralmente. Alcune ricerche dimostrano che adottando un modello di recruiting creativo, declinato cioè all’avvio di un processo di diversificazione della forza lavoro, l’impatto generato sul business è evidente.

Le organizzazioni che possono vantare team esecutivi diversificati, infatti, hanno il 25% di probabilità in più di fare profitti maggiori rispetto ad aziende dove questi valori stentano ad essere riconosciuti.

La distanza siderale tra recruiter e candidati

Nonostante vantaggi evidenti, sembra insomma che in ambito DE&I la distanza tra le aspettative dei candidati e le risposte delle aziende non accenni a ridursi. O almeno non lo farà nel breve termine.

L’approccio data-driven della nostra guida conferma il quadro a tinte fosche che abbiamo appena descrito. E che possiamo riassumere estrapolando due dati tra i tanti:

  • 30%: i candidati che cercano riferimenti alle politiche DE&I nell’annuncio di lavoro
  • 2%: i recruiter che considerano la DE&I una delle 3 priorità del futuro

Non solo il business, dunque, anche la prospettiva di vedere ridurre la propria appetibilià sul mercato dei talenti sembra non spaventare le organizzazioni. Che invece proprio su questo terreno sono più penalizzate dalla trasformazione in atto.

Se l’etica è un boost naturale per l’attraction

Diversità e inclusione, però, sono soltanto la punta di un iceberg molto più vasto e molto più profondo, destinato prima o poi ad emergere tutto in superficie.

Perché insieme alla lotta ad ogni forma di discriminazione, i candidati si aspettano di vedere crescere anche la responsabilità sociale delle imprese in cui vogliono investire il proprio talento. Come dire: non basta il lavoro (e i soldi) se dietro a tutto non c’è anche uno scopo.

Tuttavia, almeno per i prossimi anni, organizzazioni e talenti sono destinati a viaggiare a due velocità di crociera differenti. Come confermano alcuni dei numeri di “Muoversi in un contesto che cambia”, che possiamo anticipare:

  • 2%: le aziende italiane che rispondono concretamente alle questioni sociali
  • 3%: le imprese che impegnano risorse dirette per ambiente e sostenibilità
  • 14%: gli HR che aumenteranno l’impegno in ambito DE&I
  • 45%: i recruiter che temono il fallimento delle proprie strategie di recruiting

Dal recruiting creativo la linfa per l’organizzazione che cambia

Per concludere, possiamo dire che il recruiting creativo appare per le organizzazioni l’unica strada maestra per evitare di perdere terreno. La sola via praticabile per vincere la sfida del talento e guidare la transizione verso modelli organizzativi diversificati e inclusivi.

A questo tema abbiamo dedicato molte delle riflessioni contenute nella nostra guida. Scaricala ora gratuitamente ed entra in contatto con i professionisti della community di Monster.