Networking come strategia per il successo: intervista a Marco Vigini

Networking Trainer & Advisor, founder e direttore di Bnet2Connect, stiamo parlando di Marco Vigini che abbiamo avuto il piacere di intervistare per trattare a fondo il tema del networking.

Il networking è una competenza chiave nell’era moderna, capace di aprire porte, creare opportunità e costruire relazioni durature sia a livello personale che professionale. In un mondo sempre più connesso, saper gestire e coltivare queste relazioni è diventato un vero e proprio asset strategico. Proprio su questo argomento, Vigini ha recentemente pubblicato il libro Il potere delle relazioni. Il networking come competenza di vita per il successo e il benessere.

Parlaci del tuo percorso nel mondo del networking

Il mio sogno è portare questa meta competenza, non solo nelle aziende e tra i manager, ma anche nelle scuole, rendendola accessibile a tutti per migliorare la vita. 

Da sempre ho avuto il bisogno di relazionarmi, nonostante le insicurezze giovanili. La mia carriera si divide in due fasi: fino al 2008, ho lavorato come responsabile risorse umane per oltre 15 anni, gestendo tre startup di funzione. Dal 2008, dopo una fusione, mi sono concentrato sui servizi di consulenza, lanciando una divisione permanente e dialogando sempre più con il mercato.

Nel 2011 ho iniziato a insegnare il networking, una meta competenza fondamentale. Questo percorso è stato reso possibile grazie a tre condizioni: un legame fiduciario che ha riconosciuto il mio talento nelle relazioni, un corso di formazione sull’arte del networking e la mia iscrizione all’AIDP, dove sono attivo da 14 anni. 

Dal mio ruolo di docente al CFMT è nato un effetto domino che mi ha portato a formare centinaia di executive, scrivere un libro e creare percorsi di networking per aziende, come la Networking Gym e il Networking Journey. La mia continua innovazione mi ha portato a sviluppare formati per giovani, donne, community aumentate e il Networking Date, un colloquio davanti a un caffè.

Ho fondato la community Bnet2Connect, diventata un hub di servizi di networking, e recentemente ho pubblicato un libro sul potere delle relazioni. Il networking è al centro della mia vita, non c’è più distinzione tra personale e professionale. Grazie al network, ho trovato lavori, ispirazioni, clienti, partner, informazioni e amicizie profonde.

Grazie a inaspettati compagni di viaggio, ho ottenuto insight preziosi che mi hanno aperto nuovi mondi. La mia vita professionale continuerà a essere un centro relazionale permanente.

Le relazioni quanto contano nella nostra vita professionale? 

Le relazioni interpersonali, nella vita personale, come sul lavoro, contano eccome. Le modalità con cui ogni professionista costruisce, mantiene e valorizza le proprie connessioni personali è un elemento centrale della propria vita, professionale e personale, e determina in larga parte sia il benessere e il successo personale che avrà. 

Allora viene da domandarsi se il sistema relazionale che ognuno sa costruire nel tempo è equiparabile ad una vera e propria forma di capitale al pari di quello economico perché le persone e le organizzazioni non gli dedicano abbastanza tempo e investono così poco nella formazione di questa competenza?

A mio avviso manca in primis un tema di consapevolezza della nostra rete ma anche di conoscenza delle logiche con cui agirla e delle proprietà dei circuiti presenti nella nostra rete.


Grazie ai social ogni giorno sperimentiamo la forza della “famosa” rete dei “legami deboli” e “dormienti” che possono diventare uno strumento potentissimo di apprendimento e una fonte di iniziative professionali nei dintorni di contenuti e interessi comuni.

Comprendere se stessi e il modo in cui ci relazioniamo può valere davvero molto e sono anche “piccole” azioni quotidiane– come trascorrere 5 minuti al giorno per risentire e scrivere a vecchie conoscenze – che possono avere un effetto trasformativo nelle nostre vite.

Networking: come facciamo ad abilitare questa competenza?

Networking è prima di tutto un atteggiamento mentale, di chi vive le relazione in azienda e fuori in modo sano, genuino, non meramente opportunistico, intellettualmente onesta e trasparente.

Per diventare un networker non esiste una sola ricetta, ma un equilibrato mix di diversi elementi, così come un eccellente piatto non è mai la risultanza di un singolo ingrediente. 

Si tratta di alimentare un continuo e reciproco scambio di valore. La chiave di abilitazione per fare networking sia professionale che personale è anche il “giusto” ambiente e/o luoghi di prossimità, sia on line che fisici, dove contaminarsi piacevolmente aprendosi a nuove sinergie e collaborazioni con l’altro, premessa per realizzare nuove sinapsi relazionali che generano scambio, apprendimento e cambiamento.

Trovare persone, contesti e argomenti che diano energia, passione e motivazione e con cui ispirarsi reciprocamente è una premessa fondamentale per fare networking, creando una relazione di valore che rimarrà nel tempo e che non deve essere necessariamente funzionale all’obiettivo del momento. 

Network: che consigli daresti ai manager e aziende per valorizzare al massimo questa competenza?

Il network che ci costruiamo giorno per giorno e la sua crescita non dipende dagli altri ma solo da noi. Ascoltando la rete, osservando, imparando e ispirandosi agli altri possiamo creare legami e ponti all’interno delle nostre organizzazioni. 

Alcuni highlight che cerco sempre di trasmettere nei miei corsi sia per professionisti che per organizzazioni 

  1. Stabilire connessioni nuove periodicamente facendosi contaminare da nuovi ambienti, saperi e persone.
  2. Abbracciare la dimensione personale e professionale, magari sintetizzandole
  3. Creare una routine sociale (per arrivare ad un vero e proprio piano editoriale) su temi professionali che vi caratterizzano e in cui vi sentite di avere da dire (le persone non vogliono esperti della materia ma ascoltare la vostra opinione)
  4. Curare la propria immagine e brand: se non sei tu ad andare verso gli altri saranno loro a venire da te e questo grazie ai contenuti che pubblichi
  5. Presenziare ambienti diversi e non solo gli stessi circuiti professionali
  6. Riattivare contatti con legami deboli e dormienti con cadenza regolare per avere aggiornamenti sulla loro storia professionale
    (e magari nuovi input per voi)
  7. Ringraziare e ricordarsi sempre di chi ha dato un consiglio e approcciarsi agli altri sempre con modi gentili (la forza della gratitudine e gentilezza)
  8. Seguire e circondarsi di persone migliori di noi e che fanno networking, osservandone modalità e approcci (si apprende anche guardando gli altri)
  9. Da ultimo la migliore ricetta è quella di ingaggiare la propria rete sui vostri progetti e storie professionali

Se vogliamo abilitare networking come meta competenza professionale e di vita non ci rimane che dedicare studio, tempo, pratica giornaliera: bastano 5 minuti giornalieri ma devono essere costanti nel tempo.

Le aziende perché dovrebbero ragionare a rete?

Le aziende vedono nascere modelli di leadership tradizionali gerarchici e topdown e sono ossessivamente concentrate su efficienza e produttività. Dopo la pandemia i modelli sbilanciati verso l’alto stanno lasciando finalmente spazio a strutture dove i livelli gerarchici si sono ridotti in cui leader assume il nuovo ruolo di facilitatore e utilizza la c.d. networking intelligence: risorse, idee e punti di vista che arrivano da tutti i membri della sua forza lavoro.

È sempre più una leadership a rete maggiormente inclusiva, al centro di una rete di talenti, che si traduce in una comunicazione costante che va in tutte le direzioni dell’organizzazione e raggiunge tutti coloro che ne fanno parte, ingaggiandoli e valorizzandoli creando un ambiente in cui i dipendenti sono incoraggiati a dare il proprio contributo e rispettati nella loro diversità. 

Ritieni che la nuova organizzazione sarà sempre più a rete? 

Sono convinto che si sia ormai passati da leader roboanti di ego, e in cima a gerarchie vetuste, a una rete di talenti, contatti e tematiche dove le persone interagiscono e si arricchiscono quotidianamente.

Nella nuova networking-organization lavorare a rete è uno degli asset e sta diventando urgente e imprescindibile abilitarla se le aziende vogliono rimanere competitive. La grande trappola di osannare le star, senza dare dignità al gruppo nella sua pienezza e circolarità di idee, è stata finalmente “smascherata”.

Molti ricercatori e studi hanno evidenziato che i team sono molto più innovativi degli individui e che quando si parla di risultati impattanti tutto questo è il frutto di diversità di idee e di un problem solving sempre più collaborativo. Alimentando una cultura d’impresa che favorisce maggiore comprensione tra tutte le parti, passando da una mia visione ad una nostra visione e in cui le differenze si intersecano che si può ottenere un maggiore dialogo tra tutte le parti: così l’organizzazione acquisisce maggiore forza, solidità e vantaggio competitivo perché sorretta da una rete di diversità, oltre che ricchezza di punti di vista, e valorizza il potenziale di tutti gli aderenti. 

Asset strategici: come trasformare le relazioni in un valore autentico nella nostra vita?

Gli asset strategici sono costituiti dalle relazioni che coltiviamo e manteniamo nel tempo. Queste relazioni non solo arricchiscono la nostra vita personale, ma rappresentano anche un valore inestimabile per le aziende con cui collaboriamo.

Quello che più conta è come intessiamo e come manteniamo le relazioni nel tempo perché diventino asset strategici per noi e di conseguenza per le aziende con cui lavoriamo. Una rete relazionale sana e fiduciaria costituisce una fonte continua di stimoli e opportunità, consentendo di trarre beneficio e soddisfazione in molteplici direzioni. Le connessioni con gli altri, positive ed energizzanti, sono vitali per la resilienza e il benessere del singolo e delle organizzazioni.

Forniscono sostegno socio-emotivo, un sentimento di appartenenza e persone con cui condividere esperienze e idee. Infondono un senso di ottimismo anche nelle situazioni più complicate, aumentando la capacità di apprendere.

Riuscire a mescolare stili diversi di rete può essere molto utile per raggiungere certi obiettivi personali e aziendali, orientando al meglio la propria vita. In definitiva possiamo dire che le connessioni con gli altri, se positive ed energizzanti, sono vitali per la resilienza delle organizzazioni, promuovono la fiducia in sé stessi, l’autostima e la resilienza. Senza questi elementi, è molto più probabile che si finisca per sentirsi sopraffatti dal lavoro o isolati e privi di conforto. 

Consigli o riflessioni finali?

L’evoluzione per i singoli e le organizzazioni sarà nel creare rinnovate piazze relazionali in una logica win win diffusa dove l’esperienza di confronto e connessione profonda consentirà di entrare in nuove prospettive: la parola insieme deve assumere un innovativo significato e orizzonte di senso, per costruire nuovi percorsi professionali e modelli di business per noi e per la nostra rete.


Dobbiamo quindi, insieme, sforzarci di avere visioni più innovative e audaci del futuro rispetto al nostro network: tutto questo non solo è possibile ma è quanto mai doveroso e urgente e sta solo a noi fare un passo avanti e non restare spettatori passivi partendo dalle piccole azioni quotidiane.