Parità di genere in una genitorialità inclusiva

Parità di genere: due parole che oggi sono al centro di innumerevoli discussioni, dal lavoro, alle istituzioni, dalla famiglia fino alla cultura. Il tradizionale ruolo patriarcale che vedeva l’uomo “cacciatore” e la donna “raccoglitrice” sta svanendo. La società sta evolvendo crescendo, annullando piano piano gli stereotipi di genere su cui si fondava. L’epoca moderna è caratterizzata da una vision che vede il genitore, indipendentemente dal sesso, essere padrone delle proprie scelte. Uno degli strumenti chiave a sostegno della parità di genere è il congedo di paternità. Si tratta di una politica che offre agli uomini la possibilità di dedicarsi alla cura dei figli nei primi giorni di vita. In questo modo, viene promossa una divisione equa dei ruoli e viene rafforzato il legame padre-figlio.

In questo articolo ci dedicheremo alla genitorialità, un tema che non riguarda più esclusivamente le donne. La parità di genere non è ottenibile solo attraverso la percezione e la lotta delle donne stesse. Essa porta beneficio a tutti ed è importante che anche gli uomini siano attivamente coinvolti, in modo da raggiungere questo obiettivo.

Maternità e paternità: l’Italia è seduta nelle ultime file

La maternità, oggi, si inserisce in un panorama di lavoratrici madri penalizzate nel mantenimento di un equilibrio sano tra questi due ruoli. Secondo i dati riportati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, nel 2022 sono state circa 28.620 le lavoratrici madri che si sono dimesse per questo motivo, ossia il 63,6% delle quasi 45.000 madri lavoratrici che hanno rassegnato le dimissioni in tale anno. 

Il punto cruciale è che vi è una forte mancanza di servizi idonei a supporto della genitorialità, con annessa disuguaglianza di genere poiché, per le figure paterne, la medesima situazione accade in una percentuale nettamente minore.

Il congedo di paternità, disciplinato dal Testo Unico maternità/paternità, è stato istituito nel 2012 in seguito alla Riforma Fornero e, ai giorni nostri, prevede 10 giorni di congedo obbligatorio per il padre retribuiti al 100%. Il suo obiettivo è di promuovere la parità, ma il dislivello è evidente: il congedo di maternità prevede 5 mesi. Confrontando la situazione con il resto dell’Europa, l’Italia si posiziona negli ultimi posti, affianco a Belgio e Polonia. É chiaro che per poter combattere la disuguaglianza e raggiungere la parità di genere siano necessarie armi pari di cui, in questo momento, non disponiamo. 

L’informazione circa questa tematica risulta frammentaria. Si tende a confondere il congedo di paternità – obbligatorio e con retribuzione piena – con quello facoltativo – con retribuzione al 30%. Nel prossimo paragrafo esamineremo nello specifico la legislazione a supporto.

Paternità: legislazione a supporto

La paternità è avvolta da molte incertezze nella mente delle persone, con una mancanza di informazioni chiare e un panorama legislativo complesso. Questa situazione porta spesso a una scarsa consapevolezza dei diritti di ogni padre. È tempo di fare chiarezza:

  • Congedo di paternità obbligatorio:
    per i lavoratori dipendenti (pubblici e privati): il padre lavoratore ha diritto all’astensione obbligatoria di 10 giorni dal lavoro, a partire dai due mesi precedenti fino ai cinque successivi al parto. Il diritto vale anche in caso di adozione e affidamento. In situazioni di parto gemellare o plurimo, i giorni raddoppiano a 20. Durante questo breve periodo di congedo, è prevista un’indennità pari al 100% della sua retribuzione;
  • Congedo obbligatorio di maternità:
    la madre lavoratrice ha diritto a un periodo di astensione dal lavoro di cinque mesi, da distribuire a propria discrezione nel periodo che precede o posticipa il parto. In questo periodo, la madre ha diritto a un’indennità pari all’80% del suo stipendio. Alcuni contratti collettivi prevedono il riconoscimento del restante 20% a carico del datore di lavoro;
  • Congedo parentale per i lavoratori dipendenti (pubblici e privati):
    si tratta di un periodo di astensione facoltativa che il padre lavoratore può prendere per dedicarsi al figlio nei suoi primi dodici anni di vita. Può essere richiesto dai genitori per un periodo di massimo 10 mesi: il padre lavoratore può usufruirne per un periodo massimo di 3 mesi (non trasferibili alla madre), che può integrare con ulteriori 3 mesi, se non utilizzati dalla madre (questi 3 mesi sono infatti fruibili in alternativa tra i due genitori). Semplificando, il padre può quindi usufruire di 6 mesi di congedo (che possono arrivare a 7 in caso di astensione dal lavoro per un periodo che non sia inferiore a 3 mesi). In questo caso il periodo di congedo cumulativo tra i due genitori si estende a 11 mesi. In totale tra i due genitori i mesi di congedo indennizzabili sono 9 (3 mesi per il singolo genitore “non trasferibili” per un totale di 6 mesi, sommati all’ulteriore periodo di 3 mesi “trasferibile” che possono anche essere utilizzati in maniera ripartita da entrambi i genitori).
  • Congedo parentale per i lavoratori iscritti alla Gestione Separata: a partire dal 2022, al padre spettano 3 mesi di congedo parentale indennizzato, non trasferibile all’altro genitore, da usufruire entro i dodici anni del figlio (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento). A questi, si sommano altri 3 mesi di congedo (indennizzato) poichè, se non vengono utilizzati dalla madre, spettano al padre.
  • Congedo parentale per i lavoratori autonomi: dal 2022 (Decreto legislativo 30 giugno 2022, n. 105) è possibile usufruire di 3 mesi di congedo parentale con indennità, da utilizzare entro l’anno di vita (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) del minore. 

Una novità del congedo parentale risiede nella nuova legge di Bilancio 2024 (L.213/2023).

Essa ha migliorato la percentuale di copertura dell’indennizzo, ampliando l’importo dell’indennità di congedo parentale utilizzabile da madri o padri entro il sesto anno di vita del minore. Nel dettaglio, l’indennità è riconosciuta, anziché al 30% della retribuzione, in misura pari all’80% della retribuzione nel limite massimo di un mese e al 60% della retribuzione nel limite massimo di un ulteriore mese. Per il solo anno 2024 l’indennità è all’80% per tutti e due i mesi.

Ma quindi come richiedere il congedo parentale?

La procedura è semplice. Innanzitutto, bisogna inoltrare la domanda prima dell’inizio del periodo di congedo desiderato. Infatti, in caso di presentazione tardiva, l’indennità sarà riconosciuta solo per i giorni successivi alla data di invio della domanda. La modalità più diretta è attraverso il sito web dell’INPS, dove il processo di richiesta può essere completato online.

In alternativa, è possibile rivolgersi a enti o patronati per assistenza, o contattare il contact center dell’INPS al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) o 06 164 164 da rete mobile.

Genitorialità inclusiva: essere genitori vale per entrambi i sessi

La genitorialità inclusiva, applicata al campo delle politiche sul congedo di maternità e paternità, è necessaria affinché vengano garantite pari opportunità. Tutte le configurazioni familiari devono essere supportate. Tradizionalmente, il congedo di maternità si concentrava esclusivamente sulla madre biologica. Tuttavia, la genitorialità inclusiva comprende anche una revisione di queste politiche, in modo da includere genitori non biologici, padri, coppie dello stesso sesso e famiglie adottive o affidatarie.

Il congedo di paternità è un elemento chiave di questa revisione. Estendere il congedo di paternità permette ai padri di trascorrere più tempo con i loro figli, contribuendo non solo alla formazione di un legame affettivo più forte, ma anche all’equa condivisione delle responsabilità genitoriali e il raggiungimento della parità di genere anche in ambito genitoriale.

Tutto questo porta un benessere maggiore alla famiglia, oltre alla condizione di uguaglianza di genere sul luogo di lavoro. Il congedo di paternità favorisce una cultura aziendale più inclusiva, in cui i dipendenti di entrambi i sessi sono incoraggiati a bilanciare le esigenze lavorative con quelle familiari. Ma non solo: l’estensione del congedo può essere un grande passo verso la lotta contro i bias di genere: la cura dei figli non è un compito esclusivamente femminile, ma un impegno condiviso da entrambi i genitori.

In tutto questo, diventa necessario educare e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza di una genitorialità condivisa. Noi di Monster da tempo ci dedichiamo alla diffusione di informazione e consapevolezza, in modo da rendere la società sempre più informata e inclusiva. Riconosciamo il valore di ogni singolo individuo, indipendentemente dal sesso.

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